La sofferenza che proviamo quando finisce una storia importante è assimilabile a quella che accompagna la perdita di una persona cara.
[L. Rosini]
Quando finisce una storia importante, così come quando perdiamo una persona cara, abbiamo bisogno di tempo per trovare il coraggio di lasciar andare l’altro e guardare avanti. Nel secondo caso siamo aiutati dalla consapevolezza che nulla potrà restituirci la persona amata, al contrario, nel primo caso può accadere che, per placare il senso di vuoto che stiamo provando, torniamo a cercare l’altro, a volte anche per molto tempo.
Una persona pienamente convinta della propria scelta non ci permetterà di riavvicinarci e la sua risolutezza ci costringerà a convivere con il senso di vuoto che ci pervade. Se sapremo sopportarlo, senza cercare nuove vie di fuga, troveremo presto il coraggio di lasciar andare l’altro e andare oltre.
Al contrario, una persona confusa e fragile ci permetterà di tornare ancora sulla storia, riaprendo vecchie ferite, creando nuove aspettative, senza però avere la capacità di tornare. Se non saremo in grado di difenderci, ci troveremo ben presto invischiati in un alternarsi di riavvicinamenti e allontanamenti che finiranno per disorientarci e amplificare la nostra sofferenza.
Innanzitutto dobbiamo chiederci cosa ci spinge veramente a cercare l’altro.
Spesso il desiderio nasce soprattutto dalla difficoltà di stare con il senso vuoto o dal senso di sconfitta e dal desiderio di rivalsa per l’abbandono subito, anziché da un’analisi distaccata del rapporto e da una reale volontà di mettersi in discussione.
In questo caso, prima di tornare a cercare l’altro, dobbiamo riflettere a fondo su due cose, soprattutto quando siamo coscienti che anche l’altro è una persona fragile: la prima è che potrebbe essere difficile anche per l’altro rimanere coerente con la propria scelta, senza però riuscire a intraprendere un percorso concreto di riavvicinamento, la seconda è che amare è anche trovare il coraggio di lasciar andare chi non siamo stati capaci di far stare bene quando era accanto a noi, soprattutto se siamo consapevoli che per noi è comunque difficile accettarlo nella sua interezza.