Parlare o tacere?

Parlare o tacere?

Non è tanto importante sapere quando parlare, bensì quando tacere.
[Antonia Gravina]

In amore e in tutte le relazioni in cui siamo coinvolti, saper comprendere quando sia meglio parlare o tacere può determinare il successo o il fallimento della relazione.

Quante volte ci siamo sentiti sopraffatti dall’urgenza di dare voce ai nostri pensieri, alle nostre supposizioni, alle nostre paure, ai nostri dubbi e quante volte abbiamo ceduto a quell’urgenza per poi accorgerci, subito dopo, che sarebbe stato meglio tacere, anziché parlare?

Quante volte, se avessimo avuto la capacità di ascoltarci fino in fondo, prima di parlare, ci saremmo accorti che ciò che ci urgeva tirare fuori, in realtà nasceva dal timore di non essere abbastanza importanti per l’altro e che questo timore aveva le sue radici in quell’insicurezza che nasce dalla convinzione di non valere abbastanza da meritare la fiducia, il rispetto e l’amore dell’altro?

In che modo è possibile porre un freno all’urgenza di dare voce al nostro bisogno, quando sappiamo che sarebbe meglio tacere oppure superare la tendenza a rimanere in silenzio, quando parlare sarebbe la scelta più saggia?

Per riuscirci dobbiamo partire dall’ascoltarci, cercando di comprendere da dove nasce l’urgenza di dare voce a ciò che abbiamo dentro o la tendenza a rimandare il momento in cui dare voce a ciò che ci preme:

  • a quale bisogno risponde la nostra urgenza di parlare o di tacere,
  • da dove nasce quel bisogno,
  • in quale altro modo possiamo soddisfarlo?

Per aiutarci a comprendere meglio le dinamiche che mettiamo in atto quando si tratta di decidere se parlare o tacere, significativa è la storia di Carla, un’affermata professionista di 55 anni e di come ha saputo contenere il suo impulso ad esternare immediatamente il suo disappunto all’inizio della sua relazione con Marco, comandante su una nave da crociera, di 10 anni più giovane di lei.

Quando il bisogno di parlare e la difficoltà di tacere nascono dalla scarsa stima di sé: la storia di Carla

Carla aveva 53 quando ha conosciuto Marco, un uomo più giovane di lei di una decina d’anni, che l’ha fatta sentire fin da subito importante e a cui lei, alla fine, ha scelto di dare fiducia, innamorandosene. Carla all’inizio era dubbiosa e faceva una grande fatica a credere che Marco fosse davvero sincero quando le diceva di essersi innamorato perdutamente di lei.

Si erano conosciuti su una chat di incontri e si erano fin da subito sentiti in sintonia. Lei aveva bisogno di procedere con calma e lui era disponibile a rispettare i suoi tempi.

Così Carla, piano piano, ha cominciato a fidarsi di Marco e a fargli sempre più spazio nella sua vita e nel suo cuore. Ben presto ha cominciato a sentirsi come se fosse tornata ad avere 15 anni e quella fosse la sua prima cotta.

Un innamoramento che sembrava davvero simile ad un amore adolescenziale. Questa cosa a Carla piaceva davvero molto. Il suo Marco le stava facendo ritrovare la voglia di innamorarsi ancora e di dare, ancora una volta, fiducia ad un uomo, nonostante le grandi delusioni che aveva vissuto.

Marco le aveva detto subito di avere un lavoro che amava e che avrebbe assorbito quasi tutto il suo tempo. Per Carla questo non era certo un problema. Erano anni che abitava da sola e aveva imparato ad apprezzare la solitudine e anche la libertà che l’essere da sola le dava.

D’altro canto Marco si stava mostrando ogni giorno più attento, amorevole e innamorato e disponibile al dialogo. Il dialogo era la cosa più importante per Carla. Se non le fosse venuto mai a mancare il dialogo, le lunghe assenze che il lavoro di Marco le imponeva non avrebbero mai costituito un problema per lei.

Dopo qualche mese, però, Marco aveva cominciato a cercarla sempre meno e a giustificare la sua minor disponibilità a dialogare con Carla con il maggior carico di lavoro dovuto all’intensificarsi delle crociere.

Il non potersi vedere spesso, unito al sentirsi sempre meno, portarono Carla a dubitare della stessa sincerità di Marco e anche dei suoi sentimenti.

Carla aveva cominciato a farsi domande, a diventare ansiosa e, a volte, anche a deprimersi. Carla sapeva bene che il vero problema per lei non erano tanto il sentirsi o il vedersi di meno rispetto all’inizio, quanto il timore che Marco non fosse sincero con lei riguardo al motivo per cui ciò stava accadendo.

In pratica, Carla era tornata a fare i conti, ancora una volta con la scarsa fiducia in se stessa, che le nasceva dal trauma dell’abbandono che aveva vissuto da piccola, quando sua madre, convinta che la piccola Carla fosse comunque serena, la lasciava praticamente ogni mattina da sola nella culla per diverse ore, ignara che Carla passasse quel tempo soprattutto a piangere e si rasserenasse soltanto quando si rendeva conto che la mamma stava per tornare.

Chi ha vissuto la sindrome dell’abbandono nella primissima infanzia, anche da adulto, ogni volta che non si sente messo al centro della vita del proprio compagno, ha bisogno di essere rassicurato continuamente rispetto al fatto di essere davvero importante per l’altro e di essere l’oggetto principale del suo amore.

Carla ha scelto di tacere e di lasciare che il tempo fugasse i suoi dubbi

Nelle relazioni precedenti, quando si trovava in situazioni analoghe, Carla, tra parlare o tacere, finiva sempre per assecondare l’urgenza di parlare, esternando immediatamente il suo disappunto e finendo, irrimediabilmente, per sabotare se stessa e distruggere la relazione di turno, a causa delle continue recriminazioni che metteva in atto.

Con Marco, contrariamente al solito, ogni volta che era sul punto di scrivergli qualcosa, Carla si fermava e si diceva che se i suoi timori fossero stati infondati e Marco fosse stato davvero sincero con lei, non solo lo avrebbe inutilmente colpevolizzato con le sue esternazioni, ma si sarebbe addirittura messa nella posizione della donna capace di preoccuparsi solo di se stessa.

Carla, all’inizio della relazione, aveva creduto alla sincerità di Marco e ai suoi sentimenti per lei, inoltre era perfettamente consapevole che, in determinati periodi dell’anno, il lavoro di Marco poteva essere davvero impegnativo e stancante; oltre a ciò, Carla non aveva alcun elemento concreto a conferma che Marco le stesse mentendo sulle ragioni della sua minor presenza, ma solo dubbi rafforzati da circostanze che, di per sé, non costituivano certo una prova inconfutabile che Marco non fosse sincero. Seguendo questo ragionamento, Carla, ogni volta che era sul punto di esternare, finiva per fermarsi e chiedersi quanto Marco si sarebbe sentito ferito, se fosse stato veramente sincero con lei.

Non appena riusciva a fermarsi, Carla provava a chiedere a se stessa di cosa avesse veramente bisogno e, contemporaneamente, provava ad immedesimarsi in Marco e ad immaginarsi come avrebbe potuto sentirsi lui, davanti alle sue recriminazioni, se fosse stato sincero e non avesse avuto nulla da nascondere.

Nei panni di Marco, sincero e seriamente provato dalla mole di lavoro e dalla stanchezza, si rendeva conto che qualunque cosa avesse scritto la esponeva al rischio di apparire una grande egoista, incapace di rispetto e di amore per l’altro, bisognosa com’era di essere rassicurata, anche a costo di colpevolizzare e mortificare l’altro.

Inoltre, ascoltando di più se stessa, Carla si rendeva conto che il suo vero bisogno era essere rassicurata da Marco e che, qualunque domanda avesse fatto e qualunque risposta rassicurante avesse ottenuto, non le sarebbe comunque bastata a rasserenarsi del tutto, poiché, a causa della sua insicurezza, se Marco avesse comunque continuato a mostrarsi poco disponibile a dialogare con lei, Carla avrebbe finito per dubitare nuovamente di Marco e il suo bisogno di rassicurazione sarebbe diventato ancora più forte, portandola a reiterare le esternazioni in un continuo crescendo, fino a che entrambi, delusi l’uno dall’altra, avrebbero finito per allontanarsi definitivamente.

Ovviamente Carla i dubbi, a quel punto, li aveva e la sensazione che le cose non fossero esattamente come Marco gliele raccontava si era ormai insinuata dentro di lei e sapeva bene che non sarebbe più riuscita a metterla a tacere fin quando Marco non fosse tornato ad essere più presente. D’altro canto si rendeva conto che esternare i suoi dubbi l’avrebbe portata a reiterare schemi già noti, che avrebbero finito per allontanarla da Marco, sia che Marco fosse sincero, sia che fosse un gran bugiardo.

Al contrario, aspettare e lasciare che fosse il tempo a darle le risposte di cui aveva bisogno, le avrebbe permesso di non precludersi alcuna possibilità e di decidere più avanti cosa farne della sua relazione con Marco, se non fosse riuscita a fugare i suoi dubbi.

In più, se le minori attenzioni di Marco nei confronti di Carla fossero dipese dal fatto che il suo interesse di uomo e di maschio si era già spostato altrove, come temeva Carla, sarebbe toccato a Marco trovare un modo elegante e rispettoso di Carla, per lasciarla senza esporsi al rischio di risultare un uomo poco affidabile, visto che Carla non gli stava offrendo alcun appiglio che gli permettesse di scaricare su di lei la responsabilità della fine della loro relazione.

Tacere si è rivelato vincente per Carla

Il tempo ha dato ragione a Carla. Marco era davvero oberato di lavoro e fisicamente provato dallo stress, anche a causa di una situazione personale difficile da gestire e che in quel periodo gli aveva creato non pochi problemi.

Se in quel momento Carla avesse messo in atto il solito schema, Marco si sarebbe sentito ingiustamente accusato e, con buona probabilità, non sarebbe più riuscito a vedere in Carla la donna che lo aveva fatto innamorare.

Col tempo Carla ha potuto raccontare a Marco le sue paure e Marco ha apprezzato molto la scelta di Carla di tacere e lasciare che fosse il tempo a darle le risposte che cercava.

Il fatto che Carla, nonostante i sui dubbi, abbia scelto di non colpevolizzare Marco, ha permesso a Marco di constatare quanto Carla avesse saputo prendersi cura della loro relazione, anche in un momento in cui lui era poco presente e in lei era forte il timore di non essere più abbastanza importante per il suo compagno.

E tu sai comprendere quando è meglio parlare o tacere?

Anche tu, come Carla, non sai controllare l’impulso di esternare immediatamente il tuo disappunto, colpevolizzando l’altro per poi accorgerti, subito dopo, che sarebbe stato meglio tacere e aspettare? Anche tu, come Carla, vorresti comprendere da cosa nasce il tuo incontenibile bisogno di esternare immediatamente ciò che hai dentro, per poi essere in grado di controllarlo?

Allora posso aiutarti! Sono una counselor professionista specializzata nelle dinamiche delle relazioni. Con le persone che scelgono di lavorare con me, pianifico una serie di incontri online in cui andiamo a lavorare su un obiettivo condiviso.

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    Informazioni sull'autore

    Luisa Rosini

    Sono una che si fa tante domande e cerca di andare sempre oltre le apparenze. Questa mia attitudine, unita alla formazione in counseling e in coaching, mi permette di comprendere velocemente l’essenza della persona che ho davanti (motivazioni, valori, attitudini, competenze, aspirazioni) e di intuirne la vocazione ossia lo scopo che la spinge ad agire.

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