La tendenza a giudicare gli altri è la più grande barriera
alla comunicazione e alla comprensione.
[Carl Rogers]
La prima volta che mi sono sentita dire che per cambiare gli altri devi prima cambiare il tuo modo di comunicare con gli altri è stato ad un corso di PNL (Programmazione Neurolinguistica). Devo ammettere che mi ci è voluto un po’ per comprendere il senso profondo di questa affermazione e farla mia. Nonostante a quel corso mi fosse stato ampiamente spiegato che nessuno ha il potere di cambiare gli altri, se gli altri non sono disposti a cambiare, e che le reazioni degli altri dipendono anche da come noi comunichiamo con gli altri, per lungo tempo ho continuato ad illudermi di poter cambiare gli altri senza dover prima cambiare qualcosa di me.
Per comprendere la verità profonda di questa affermazione basterebbe pensare alle tante volte in cui siamo tornati a casa, con l’intenzione di goderci un momento di intimità emotiva con il nostro partner, e ci è bastato un tono di voce indisponente per farci cambiare immediatamente stato d’animo e trasformarci da partner desiderosi di un momento di tenerezza e condivisione in partner che si mette sulla difensiva o, ancor peggio, contrattacca, trasformando irrimediabilmente lo scambio verbale in un duello sfiancante e avvilente.
Di chi la colpa? La maggior parte di voi mi risponderà che è di chi ci accolto in modo indisponente, magari anche aggressivo, nonostante noi ci fossimo rivolti a lui o lei in modo accogliente. Ma è davvero così o anche noi abbiamo la nostra parte di responsabilità per aver reagito d’impulso, senza minimamente valutare le conseguenze della nostra reazione?
In che modo rompere uno schema negativo di comunicazione può aiutarci a cambiare gli altri?
Cosa avremmo potuto dire, in alternativa al reagire impulsivamente? Per esempio, anziché rispondere d’istinto, avremmo potuto chiedere il perché di quel tono o di quelle parole e ascoltare le motivazioni dell’altro, con la sola intenzione di capire e di aiutarlo a recuperare uno stato d’animo più sereno, anziché replicare d’istinto con tono astioso e forse anche di reciproca accusa.
Cosa pensate che sarebbe successo se l’altro, anziché trovarsi davanti al solito scambio di accuse, si fosse trovato davanti ad una mano tesa e, anziché giudicato, si fosse sentito ascoltato e compreso? Attenzione, comprendere non vuol dire giustificare. Vuol dire essere disponibili a mettersi nei panni dell’altro e guardare le cose dal suo punto di vista, in modo da poter osservare noi stessi e la situazione con i suoi occhi.
E se, oltre a sentirsi ascoltato e compreso, lo avessimo anche reso partecipe di come ci ha fatto sentire con le sue parole e il suo tono di voce e perché ci siamo sentiti in quel modo, credete che lo scambio si sarebbe svolto allo stesso modo di sempre? Io credo di no e lo dico per esperienza personale: ogni volta che ho cambiato io per prima il mio modo di comunicare con qualcuno, anche l’altro, di riflesso, ha modificato il suo e l’intera comunicazione è stata più efficace.
Cambiare il nostro modo di comunicare è tanto più difficile quanto più è stretta e antica la relazione in cui siamo coinvolti
Ovviamente una cosa è capirlo e una cosa è metterlo in pratica. Ci sono persone con cui siamo così abituati a comunicare in maniera poco accogliente che neanche ce ne accorgiamo più, tanto ci viene automatico. Spesso accade proprio con le persone che ci sono più vicine e che ci amano e amiamo di più. Sono quelle con cui ci sentiamo liberi di essere noi stessi, senza filtri. Ma in realtà sono proprio queste le persone che più di altre hanno bisogno della nostra comprensione e della nostra attenzione, non perché ci amano più di altre, ma perché sono presenti nella nostra vita più di altre e la relazione che abbiamo con loro ci condiziona la vita più di ogni altra relazione, nel bene e nel male.
Ad esempio, una relazione difficile con una madre o con un padre continuerà a segnare la nostra vita anche quando con quel padre e con quella mdre non conviviamo più.
Nel nostro intimo sappiamo benissimo cosa ci rende difficile comunicare con qualcuno, quello che spesso non sappiamo è che abbiamo il potere di modificare quella comunicazione, se solo ce ne assumiamo la responsabilità, anziché continuare a demandarla all’altro.
Per cambiare in positivo lo schema di una comunicazione, come prima cosa, bisogna assumersene la responsabilità
Assumersi la responsabilità della comunicazione con qualcuno e quindi della relazione, innanzitutto, vuol dire chiarire a se stessi cosa ci sta facendo male e trovare un modo efficace per comunicare all’altro come ci sentiamo ogni volta che la comunicazione si svolge in quel determinato modo.
Prendere coscienza di questo ha il potere di cambiare il nostro punto di vista e quindi il nostro modo di comunicare con gli altri e già questo può bastare ad uscire da schemi che si ripetono sempre uguali a se stessi e finiscono per logorare la relazione.
Quanto sia importante intravedere la possibilità che, cambiando il nostro modo di comunicare, acquisiamo il potere di modificare una relazione che ci causa sofferenza, mi è apparso in tutta la sua chiarezza una settimana fa, quando un amico mi ha parlato della sua difficoltà a relazionarsi con la madre, che non fa che riproporgli continuamente una situazione del passato.
Poiché si tratta di qualcosa che fa parte del passato, nessuno dei due ha il potere di modificarla ma il riviverla continuamente sta compromettendo in modo pesante la capacità del mio amico di vivere bene il presente.
Ad un certo punto gli ho chiesto se avesse mai provato a spiegare alla madre come si sentiva ogni volta che veniva costretto a rivivere quella situazione e che conseguenze questo aveva sulla sua vita.
Il suo volto si è illuminato all’istante! Una semplice domanda gli aveva fatto intravedere la possibilità di modificare uno schema di comunicazione che, ormai da tempo, si ripeteva sempre uguale a se stesso e che, non solo stava compromettendo in modo grave la sua relazione con la madre, ma aveva anche conseguenze negative sulla sua vita personale.
In pratica si stava rendendo conto che avrebbe potuto rompere uno schema di comunicazione, che per lui era doloroso, se, anziché continuare a reagire alle continue rievocazioni del passato fatte da sua madre contestando, e quindi sminuendo la sua sofferenza, avesse provato a spiegarle come si sentiva lui ogni volta che lei tornava sullo stesso argomento, buttandogli addosso tutto il suo dolore, e quali conseguenze questo aveva sulla sua vita.
In altre parole, è bastata una semplice domanda perché si rendesse conto che aveva il potere di modificare la relazione con la madre se solo si fosse assunto la responsabilità della propria comunicazione, anziché continuare a reagire in modo istintivo alla comunicazione della madre.
E’ un post davvero utilissimo, ti ringrazio molto per questa meravigliosa spiegazione. Da mettere in pratica al più presto!
Grazie Federica per questa tua conferma.
Se vorrai condividere con i lettori del blog i risultati che otterrai assumendoti la responsabilità della tua comunicazione, te ne sarò immensamente grata e sarà utilissimo per tutti.
Grazie ancora,
Luisa
Molto interessante ed anche vero… difficile da mettere in atto perchè siamo talmente abituati a rapportarci in un certo modo con le persone (soprattutto quelle che ci sanno più vicine) che non ce ne rendiamo nemmeno conto.. ma una volta che si capisce e si cambia atteggiamento le cose migliorano, ovviamente se dall’altra parte c’è la stessa volontà di accettare il cambiamento.
Ciao Elisa,
ovviamente se anche l’altro sente il bisogno di cambiare, tutto è più facile. Ma non è questo il punto. Il punto è prendere coscienza che ogni nostra azione provoca una reazione e che, se vogliamo ottenere reazioni diverse, dobbiamo necessariamente compiere azioni diverse.
Per comprenderlo meglio, prova a pensare a tutte le volte che hai reagito d’istinto quando ti sei sentita attaccata da qualcuno e prova a ricordare come si è sviluppata la comunicazione tra te e l’altra persona. Se, anziché reagire d’istinto, tu avessi replicato all’attacco in modo diverso, magari semplicemente chiedendo “Perché mi stai dicendo questo?” e ad ogni risposta avessi reèplicato con un’altra domanda che ti aiutasse a capire meglio cosa stava accadendo nella testa dell’altro, pensi che la comunicazione si sarebbe svolta allo stesso modo oppure l’altro sarebbe stato costretto ad uscire da uno schema consolidato, indipendentemente dalla sua volontà di cambiare?
molto interessante, la comunicazione è alla base di tutto…
Grazie Silvia, in effetti è affascinante comprendere come tutto può cambiare cambiando modo di comunicare, non solo con gli altri ma anche e soprattutto con noi stessi.